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Pensieri della Candelora

 

Scrivo qualcosa per fare il punto della situazione. La Scuola sta andando avanti. Se bene o male non so giudicarlo.

Molti nuovi studenti arrivano, tanti indirizzati da CPIA che è in un momento difficile per il trasferimento della sua sede. Qualcuno rimane, altri vengono una volta sola e poi non ritornano. Penso che a molti la nostra scuola non piaccia perché un po’ troppo diversa da una scuola tradizionale, perché di livello troppo basso rispetto alle aspettative, perché frequentata da persone di competenze troppo diverse. Ma sono pensieri miei, non supportati da prove.

Alcuni sono affezionati e continuano a frequentare per molto tempo, ma la generalità degli studenti non è costante nella frequenza: ritengo che considerino la nostra scuola un rifugio tranquillo, di amici, ma non un’occasione particolarmente utile per il loro percorso. Forse hanno ragione.

Dal punto di vista organizzativo certo fa comodo che gli studenti non frequentino tutte le lezioni: se così succedesse non potremmo assicurare il precario equilibrio fra insegnanti e allievi che di norma si verifica. Ma ciò ovviamente va a scapito di qualsiasi continuità nel percorso di apprendimento: in ogni lezione l’insegnante deve adeguarsi, improvvisare. Può essere anche una cosa positiva, ma può portare anche verso troppa semplificazione e poco approfondimento.

Da un paio di mesi abbiamo aumentato la nostra offerta: oltre alle tradizionali due ore pomeridiane del martedì e del venerdì, ci sono le due ore del martedì mattina dedicate alle mamme e alle donne ed il pomeriggio del giovedì con attività libera.

Il piccolo numero delle studentesse del martedì mattina crea qualche problema: basta che manchino una o due allieve (e per le malattie dei bambini questo capita spesso) che l’equilibrio salta e i pochi insegnanti [attualmente Annalisa, Claudio, io, spesso Paola] risultano in sovrannumero. Penso che converrebbe incoraggiare l’ingresso di nuove allieve, per ristabilirlo mediamente. C’è sempre il problema dei trasporti: quasi tutte le studentesse vengono da fuori Borgo. Da ricordare che Annalisa posegue la sua attività anche nel mezzo del giorno, prima della lezione serale PW, aiutando per i compiti una ragazza senegalese, che parla bene l’italiano, che frequenta il primo anno delle superiori.

L’organizzazione del giovedì pomeriggio non si è ancora stabilizzata: pochi volontari lo presidiano e quello che è bene fare non ci è ancora chiaro. Non ha funzionato, con qualche eccezione, l’invito ai nostri studenti a venire a studiare o fare altre cose in autonomia. Abbiamo cominciato a dare libero accesso a tutto: in particolare abbiamo detto sì a una richiesta di aiuto della Scuola Media per l’alfabetizzazione di ragazzini stranieri appena arrivati. Attualmente stanno venendo una ragazza e un ragazzo (molto bravi e tanto bisognosi dell’aiuto da parte di tutti, in particolare da parte della Scuola Media che sembra non sia in grado di fornirglielo). Nello stesso orario aiutiamo la mamma della bambina a migliorare la sua conoscenza dell’italiano: mi sembra un buon sistema, da incoraggiare. Da mettere in evidenza che in qualche giovedì la stanza si è riempita di persone che facevano cose diverse (scuola, scuola guida, uncinetto, incontro attività Banca del Tempo, studio individuale, gioco di bambini); almeno esteticamente molto piacevole. L’orario del giovedì è dalle 15 alle 17.30. Ma se avessimo le risorse lo potremmo allargare a tutto il pomeriggio e anche alla sera.

Io (Carlo) avrei sperato a questo punto della storia di essere un po’ più libero dall’obbligo di aprire e chiudere e essere presente sempre in tutti gli orari della Scuola PW. Continuo a a sperare.

Sono state proposte varie iniziative che ci proponiamo di portare a compimento:

  • visita turistica a Firenze (da definire: riferimento Gabbriella)
  • trekking/passeggiate (da definire: riferimento Salvatore)
  • convivio intercontinentale presso sala PD (14 aprile: riferimento Paola Cassigoli) [V. nota a parte]
  • lezione presso la sede dell’ANPI, adiacente al Centro d’Incontro, al n. 34  (da definire: riferimento Carlo)
  • Gabbriella
    2 Febbraio 2019 at 21:57

    Si la nostra scuola è molto sui “generis” ma che vuol dire. E’ probabile che gli studenti si aspettino una scuola di tipo tradizionale e che il nostro modo li disorienti un po’ e questo possa essere uno dei motivi di discontinuità o di abbandono . Sicuramente la disomogeneità delle competenze delle persone non consentirebbe comunque almeno allo stato attuale di pensare ad uno stile “tradizionale”. Anche loro però non sono omogenei c’è chi è veramente alle prime armi, chi comincia a cavarsela, chi se la cava e quindi cambiamo le esigenze. I primi hanno decisamente bisogno di insegnanti veri che li seguano proprio per creare continuità come abbiamo detto altre volte. I secondi possono essere seguiti anche da persone meno qualificate con argomenti /nozioni di carattere più generale cosi come per i terzi che vanno interessati, a mio avviso, ad aspetti /argomenti più specifici o anche aiutarli per la patente o altre richieste. Recentemente con i “secondi e terzi” ho parlato di geografia carta alla mano e quando mi hanno detto: “questo non lo sapevo ora lo so, grazie maestra” credo di aver dato un piccolo contributo. Loro hanno bisogno di imparare certo ma anche di socializzare e sentirsi accolti e noi serviamo anche a questo. Gabbriella

  • Cristina
    3 Febbraio 2019 at 9:56

    È giusto farsi un’analisi e doveroso chiedersi se lavoriamo bene. Per quanto riguarda la comunicazione mi sembra che dopo tutto questo tempo la comunicazione di chi non capiva e non parlava vada molto meglio. Io vorrei migliorare per ogni allievo il lavoro sui singoli bisogni. Partendo da chi ha più difficoltà. Mi spiace di donare solo un giorno ma per adesso non c’è la faccio. Sono molto affezionata alla scuola e agli allievi e mi sembra che il clima della scuola sia sempre positivo . La visita guidata a Firenze mi sembra un’idea ottima. Grazie a tutti

  • Alberto
    4 Febbraio 2019 at 12:20

    Due brevi considerazioni:
    la PWM funziona abbastanza bene se si considera il carattere volontaristico di “insegnanti” e “studenti” e non credo sia tanto importante farsi troppe domande su quanto noi si sia “insegnanti” e loro “allievi”. Anche una strutturazioni eccessiva dei metodi e delle finalità della scuola sarebbe impropria rispetto alla sua natura. Forse lo sforzo da fare – noi insegnanti – dovrebbe essere quello di orientarci ancor più alle richieste dei singoli studenti (a volte tutte da scoprire) e di integrarci maggiormente tra noi rispetto a un determinato studente (per evitare lacune e sovrapposizioni).
    Rispetto alle questioni organizzative capisco la necessità di avvicendamento, ma venendo in treno una volta alla settimana (…e lo faccio proprio per la capacità che ha la PWM di mantenere in essere l’iniziativa) non posso offrire il mio contributo su altri aspetti e mi limito a ringraziare chi contribuisce in tal senso.
    Alberto